Il cristianesimo nella Scythia Minor tra I sec. IV-VI

  • Roma 1989

Gli inizi del cristianesimo nella SM si devono cercare nell’ambiente geografico e culturale in cui la provincia si tro­vava. In questo senso divenne indicativa la sua provenienza o-rientale. Le città pontiche erano in continue relazioni con quel­le portuarie dell’Asia Minore e della Macedonia. La gente stessa proveniva da quelle parti, dove il cristianesimo fu presente dal primo secolo. Verso la fine del regno di Cesare Augusto (31 a.C.-14 d.C.) la SM viene inglobata nell’impero[1]. La mancanza di prove storiche che potrebbero testimoniare ovviamente una presenza cristiana prima del IVo secolo può trovarsi una spiegazione nel fatto che la nuova religione era ancora una „religio illicita”, e poi è ben noto lo stato di vita della maggioranza dei primi cri­stiani di questa provincia: uomini di bassa condizione sociale che, oltre le fonti epigrafiche (in maggioranza monumenti sepol­crali) e le fondamenta di varie chiese, hanno lasciato poche tracce nella storia. Un’altro motivo per la mancanza di prove storiche prima del IVo sec. si trova nel carattere semplicemente missionario della predicazione cristiana. Nella penetrazione cri­stiana in SM non c’è nulla di straordinario. Fino a Diocleziano nulla ci parla di persecuzioni per queste parti[2]. Alcune considerazioni di carattere generale sul cristianesi­mo nella SM si possono fare considerando le fonti epigrafiche[3]. Dai testi, presenti in maggioranza sui monumenti sepolcrali, la prima iscrizione che potrebbe affermare la presenza cristiana nella provincia è quella scoperta a Tomis, in lingua greca, e da­tata per la prima parte del IIIo secolo[4]. Un certo Hylas ha dovuto seppellire i suoi figli Hermogene e Panthera. In quanto alla sua moglie Matrona, egli non ha potuto seppellirla accanto ai fi­gli, ma in un altro posto, perché essa ha cambiato la sua opinione (=doxa). La parola doxa, nel contesto del testo può esse­re interpretata anche nel senso di fede, religione. Pensiamo che la fede cristiana poteva portare fino alla separazione dei membri della stessa famiglia. Invece, nel sincretismo delle varie reli­gioni pagane, tutti i culti e tutte le convinzioni religiose po­tevano conciliarsi tra di loro


[1] La data precisa non la sappiamo: “Avec la conquête romaine et leur incorporation dans l’Empire (à une date qu’à l’état présent de l’information nous ne saurions fixer avec précision, mais qu’il convient de chercher vers la fin du règne d’Auguste…” Cfr.: PIPPIDI, D. M., La fin du paganisme en Scythie Mineure, in “Scythica Minora”, p 282.

[2] “Nella Dacia di Traiano la romanità e il nostro cristianesimo sono nate e cresciute in un modo naturale, lento e duraturo”: Cfr.: PARVAN, Contributii, p 201.

[3] BARNEA, Les monumenta. Nella nostra attenzione entrano solo i testi epigrafici. Circa 80 era il loro numero fino alla data del­la pubblicazione de libro sopra citato. L’autore riporta tutta la bibliografia intorno a queste iscrizioni, e consideriamo non a-datto riportarla di nuovo.

[4] “Io, Hylas, sono morto colpito da una grave malattia, prima ho seppellito il mio caro figlio Hermogene; ma è seppellita in­sieme a me anche la mia figlia Pantera, la mia moglie Matrona ha cambiato l’oppinione”: Cfr.: Inscriptiile antice din Dacia si Scythia Minor (Le iscrizioni antiche dalla Dacia e Scythia Minor) (ed. D.M. Pippidi – I.I. Russu), voi II, Bucuresti 1987, pp 328-329.